I POETI GIAMBICI

La poesia giambica fu eletta dagli antichi, prescindendo dal metro, come tipica dell'invettiva, della maldicenza, del ridicolo e dell'oscenità . Essa, però, non è da intendersi come negativa, ma ha la sua carica positiva in quanto, biasimando talune cose, esorta a fare l'opposto. In poche parole, mentre la poesia "esortativa", elogiando, indica i modelli positivi da seguire, quella giambica, criticando, indica i modelli negativi da evitare.

L'inventore della poesia giambica è ritenuto, unanimemente, Archiloco di Paro, ma il maggiore esponente è considerato Ipponatte di Efeso, i cui versi sono improntati ad un più crudo realismo.

Dopo aver fatto la sua ricomparsa nella commedia attica antica, la poesia giambica cede la sua virulenza all'epigramma e si trasforma in semplice parodia.


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